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11/07/2018

 

LA “QUARTA MAFIA” D’EUROPA

di Irma Tatani

 

La mafia italiana, radicata da decenni su tutto il territorio europeo, deve fare i conti con l’ascesa di vari clan stranieri assimilabili alla nostra criminalità organizzata. Dalla mafia turca e russa, a dominare l’Europa è in primis la mafia albanese. La mafia nei balcani nasce a causa delle guerre degli anni ’90 con il crollo del regime comunista di Enver Hoxha. Anni difficili caratterizzati dal rumore delle bombe e granate che distruggevano interi villaggi e città. Dietro alla guerra, ai vari conflitti, poteri corrotti e gruppi paramilitari si celava l’ombra della costituzione di varie organizzazioni criminali. Approfittando della destabilizzazione e disordine generale, i criminali balcanici hanno dato vita ad un’organizzazione capace di stringere importanti accordi con la mafia italiana. La criminalità organizzata in Albania raggiunge il successo quando l’itinerario della rotta balcanica, che era una via privilegiata di transito di ogni merce illecita verso l’Europa occidentale, proveniente dalla Turchia fu bloccata a causa dei conflitti etnici e per questo vennero costretti a cambiare la rotta dei traffici verso l’Italia, usando l’Albania come ponte. La mafia albanese è un’organizzazione criminale simile a quella italiana, basata su concetti quali la fedeltà, l’onore e l’obbedienza. Grazie a questa somiglianza strutturale si è creata una sinergia criminale tra calabresi e albanesi, che li vede cooperare nello sfruttamento della prostituzione e traffico di droga. Le ‘ndrine calabresi si rivolgono spesso ai clan albanesi per comprare tonnellate di marijuana, per poi spacciare la droga nelle varie piazze d’Italia. Questo perché l’Albania è considerato il più grande paese produttore di marijuana. Infatti, nella piccola località albanese di Lazarat, denominata la capitale della marijuana, venivano prodotte circa 900 tonnellate di cannabis all’anno per un valore di circa 4,5 milioni di euro, quasi la metà dell’intero prodotto interno lordo dell’Albania. È stato un luogo di grandi affari dalla prima metà degli anni ’90 fino al 2014, quando il Primo Ministro Edi Rama ha ordinato la distruzione delle intere piantagioni. Questa operazione ebbe un esito negativo perché le piantagioni di marijuana continuarono ad estendersi verso il nord del paese. I carichi illeciti transitano oggi dal porto di Durazzo oppure vengono trasportati con voli ultraleggeri che non necessitano di aeroporti per l’atterraggio e soprattutto riescono a sfuggire al controllo dei radar. Questo metodo, alquanto obsoleto ma efficace, era stato sperimentato ed utilizzato per anni da Pablo Escobar per il trasporto di cocaina. I clan albanesi  sono riusciti a sbarcare fino in Sud America, dove gestiscono il traffico di cocaina diretto dalla Colombia in Europa. I principali referenti europei invece sono Olanda, Belgio, Spagna e Germania. In sintesi, nel corso degli anni la criminalità organizzata albanese ha raggiunto notevoli primati tra cui: conquista della rotta balcanica, traffico internazionale di stupefacenti, traffico di armi, sfruttamento della prostituzione, tratta degli esseri umani e riciclaggio di denaro sporco. Per questi motivi è considerata la Colombia d’Europa, capitale della marijuana e, nel gergo, “quarta” mafia d’Europa.

 

 

per scaricare il pdf: la quarta mafia d’europa