07/12/2018
USA FUORI DAL TRATTATO INF: I POSSIBILI RAPPORTI FUTURI CON RUSSIA E CINA
di Gabriele Ferrara
Il mese che ha preceduto le elezioni di medio termine negli Stati Uniti d’America è stato estremamente complesso, con tantissimi avvenimenti fondamentali in politica estera e interna. Per quanto riguarda il primo ambito, uno dei punti fondamentali è stato la decisione di Donald Trump di recedere dal trattato INF (Intermediate-Range Nuclear Forces Treaty), siglato a Washington l’8 dicembre 1987 da Ronald Reagan e Michail Gorbačëv, a seguito del vertice di Reykjavík (11 ottobre 1986) tenutosi tra i due capi di stato di USA e URSS. La svolta fu resa possibile dal cambio al vertice all’interno dell’Unione Sovietica, che pose fine alla questione degli euromissili, ovvero dei missili nucleari a raggio intermedio installati da USA. Con l’accordo venne proibito il lancio di missili con una gittata tra i 500 e i 5.500 chilometri, comportando l’eliminazione di ben 2.700 armamenti di questo tipo [1].
Adesso, invece, si aprirà una nuova fase. Prima della decisione dell’amministrazione Trump, gli Usa avevano accusato spesso la Russia di violare l’accordo, con l’amministrazione Obama a fare da apripista nel 2014[2]. Il Dipartimento di Stato, infatti, dichiarò che, nel luglio di quell’anno, Mosca aveva violato il trattato, identificando il missile da crociera 9M729 come principale preoccupazione[3]. Come se non bastasse, nel febbraio 2017 il New York Times riportò che la Russia aveva armato due battaglioni con il nuovo missile a medio raggio SSC-8[4], che recentemente sono stati definiti da Jens Stoltenberg, Segretario generale della NATO, “un serio rischio per la stabilità strategica”[5]. Quasi un anno dopo, a novembre, il segretario della Difesa, James Mattis, ha denunciato alla Nato la violazione [6].
Anche se non totalmente improvvisa, la scelta desta non poca preoccupazione tra molti esperti, come dimostra la reazione di Malcolm Chalmers, vice direttore generale del Royal United Services Institute, che ha detto al Guardian: “Questa è la più grave crisi nel controllo delle armi nucleari dagli anni 80. Se il trattato INF dovesse fallire, e con il trattato New Start che dovrebbe scadere nel 2021, per la prima volta dal 1972 il mondo potrebbe rimanere senza trattati che limitino l’arsenale degli stati nucleari” [7]. Il New START (New Strategic Arms Reduction Treaty) a cui Chalmers faceva riferimento è il trattato sulla riduzione delle armi nucleari firmato da Stati Uniti e Russia a Praga l’8 aprile 2010 (entrato in vigore il 5 febbraio 2011), che aveva sostituito tutti i precedenti accordi (START I e II e SORT) . Il suo obiettivo era ridurre del 30% il limite di testate nucleari fissato dal SORT. Secondo quanto concordato, nessuna delle due potenze può avere un combinato disposto di testate e bombe nucleari superiori a 1.500, di cui massimo 800 missili balistici intercontinentali, sottomarini nucleari lanciamissili e bombardieri pesanti, e non oltre 700 di questi stessi che siano contemporaneamente operativi. Come recita l’articolo 14, ogni parte può recedere dal trattato in presenza di eventi straordinari legati che hanno compromesso gli interessi supremi di una delle parti. Infine, l’accordo definisce anche le modalità di ispezione dei siti e prevede un preavviso di 48 ore prima del dislocamento di un nuovo vettore[8]. Come anticipato, l’accordo scadrà alla fine del 2021, ma la Russia ha proposto di estenderne la durata per altri cinque anni, mentre gli Stati Uniti non si sono ancora pronunciati in tal senso[9].
Tornando al trattato INF, la Russia ha negato ogni denuncia da parte dei rivali, con Putin che ha promesso ritorsioni in caso di effettivo ritiro statunitense, mostrandosi però aperto al dialogo con Washington per modificare gli accordi [10]. Una fonte del ministero degli esteri russo, invece, ha detto all’agenzia di stato Ria Novosti che la scelta è frutto di una precisa volontà: “il sogno di un mondo unipolare. Avverrà? No”. Da parte sua, poi, la Russia ha asserito che i missili americani facenti parte del loro sistema di difesa violano parimenti il trattato. Come se non bastasse, ad aumentare la tensione ha contribuito la recentissima decisione della Russia di sequestrare tre navi ucraine sul mar d’Azov, arrestandone i marinai. Dopo quanto accaduto, Trump ha cancellato l’incontro che avrebbe dovuto avere con Putin durante il G20 di Buenos Aires [11]. Secondo John McLaughlin, professore di Advanced International Studies alla John Hopkins University, uscire dall’accordo è un errore perché permetterà a Mosca di costruire altre testate nucleari, con gli States che faranno altrettanto. Tuttavia, essendoci già circa 15.000 armi nucleari sparse per il mondo e tonnellate di materiale nucleare esplosivo, secondo l’esperto non c’è bisogno che il carico aumenti. Inoltre, sottolinea, questo è un pessimo viatico per cercare di trovare una buona soluzione con Iran e Corea del Nord. Infatti, “se le grandi potenze non riescono a contenere la loro spinta nucleare, perché loro dovrebbero farlo? Questo è assolutamente il momento sbagliato per mandare un messaggio simile agli iraniani, con il presidente Trump che ha già deciso di uscire dall’accordo nucleare con loro, e a Pyongyang, che deve ancora dare seguito ai suoi impegni di denuclearizzazione” [12]. Ancora, McLaughlin dice che questa occasione potrebbe essere un’opportunità, cercando di ampliare le regole sulla riduzione delle armi, considerando che il New START di cui sopra scadrà nel 2021.
Per quanto riguarda un possibile coinvolgimento della Cina in nuovo trattato in materia, lo stesso Trump lo scorso 23 ottobre, durante un comizio in Nevada, ha dichiarato: “Russia e Cina devono venire da noi e dire “Facciamoci furbi e nessuno di noi svilupperà queste armi”[13].
La Cina non ha mai voluto limitarsi sotto questo aspetto e attualmente dispone di un inventario che supera i 2.000 missili balistici e da crociera, con il 95% che, secondo Harry Harris, ambasciatore statunitense in Corea del Sud, violerebbero il trattato INF [14]. Considerando il numero di testate nucleari, la Cina è a quota 280, mentre gli USA (6,450) e la Russia (6,850), con la Francia al terzo posto con 300 [15]. Secondo lo Stockolm Institute Peace Research Institute, nel 2018 gli USA ne hanno impiegate 1750 (27,1%), la Russia 5250 (76,6%), la Cina 280 (100%) e la Francia 280 (93,3%). Inoltre, la Casa Bianca e il Cremlino insieme dispongono del 92% delle armi nucleari in tutto il mondo[16]. Considerando invece i missili intercontinentali sottomarini, gli USA ne hanno 18 attivi, la Russia 13, la Cina 5 e la Francia 4 [17].
Ma allora perché Trump è così preoccupato dalla Cina? Da un lato, alcuni esperti hanno definito il trattato INF eccessivamente eurocentrico, d’altra parte Washington ha poche basi nel Pacifico dove poter piazzare i suoi missili da terra. In questo senso, è interessante quello che ha detto Kingston Reif, direttore delle politiche per il disarmo e la riduzione delle minacce: “Non vedo alleati per gli Stati Uniti in Asia che siano disposti ad ospitare armi di medio raggio a trasporto terrestre. Possiamo metterle a Guam, ma senza dubbio la Cina avrà preso di mira ogni centimetro dell’isola”[18]. Per questo motivo, si potrebbe pensare che Trump voglia tentare di coinvolgere la Cina in un nuovo trattato così da contenerne l’espansione prima che sia troppo tardi. Stando ad alcune fonti del Washington Post, il terzo consigliere per la sicurezza nazionale John Bolton – uno degli uomini fondamentali dietro questa decisione – ritiene che il vecchio trattato metta gli States in una posizione di eccessiva debolezza nei confronti di Mosca e, ancora di più, Pechino[19].
È possibile che Trump voglia indebolire la forza del New START di cui sopra, ma è opportuno anche considerare chi lo vorrà appoggiare all’interno dell’Europa. In questo senso, si intravede già una spaccatura all’interno della NATO, con gli stati centro-orientali disposti a schierarsi dalla parte dell’ex tycoon senza grossi problemi, mentre il ministro degli Esteri tedesco, Heiko Maas, ha definito questa decisione “spiacevole”[20]. Infine, il segretario della Difesa britannica, Gavin Williamson, ha precisato che il suo paese starà comunque dalla parte del suo alleato storico, ma ha anche precisato che si augura che il trattato rimanga in vigore [21].
Ciò che preoccupa davvero gli Stati Uniti è il progetto dell’Unione europea di costruire una difesa comune, che potrebbe compromettere le commissioni per l’industria bellica statunitense, con le sue grandi corporation che sarebbero le principali vittime [22]. Per gli USA, è la NATO che deve occuparsi di una materia simile a livello continentale, come ha ribadito il segretario alla Difesa Jim Mattis durante una conferenza tenutasi a Bruxelles lo scorso febbraio [23].
Andando oltre quello che sta accadendo nel vecchio continente, secondo McLaughlin, se Washington non dovesse riuscire a coinvolgere la Cina in un negoziato per arrivare a una nuova regolamentazione in materia, ci potrebbe essere una nuova corsa agli armamenti tra le superpotenze mondiali, con gli Stati Uniti che rinforzerebbero il messaggio per cui possedere armi nucleari è la condizione indispensabile per essere influenti a livello geopolitico [24]. Alcuni sperano che quanto accaduto nel G20 di Buenos Aires tra il 30 novembre e l’1 dicembre possa essere una premessa incoraggiante per soddisfare le richieste della Casa Bianca. In Argentina, infatti, Donald Trump e Xi Jinping hanno trovato un accordo per evitare l’aumento delle tariffe – dal 10% al 25% – sui prodotti cinesi a partire dal 2019. Le due potenze si sono impegnate per risolvere definitivamente la questione entro 90 giorni, motivo per cui il dialogo sulle politiche industriali cinesi inizierà subito. Questo riguarderà principalmente la tutela della proprietà intellettuale americana, soprattutto per quanto riguarda la tecnologia e il furto di segreti commerciali. Trump ha definito l’incontro “splendido e produttivo, con possibilità illimitate sia per la Cina che per gli Stati Uniti” [25]. Naturalmente non si è discusso di una possibile regolamentazione sulla proliferazione delle armi nucleari. Ad ogni modo, lo scorso 3 dicembre ha scritto su Twitter un messaggio interessante: “Sono certo che, a un certo punto, in futuro il presidente Xi, Putin e io inizieremo a parlare di una riduzione significativa di quella che è diventata una grande e incontrollabile corsa agli armamenti”[26]. Attualmente le basi perché questo accada sono pressoché inesistenti, ma il capo dello stato statunitense è già riuscito a sorprendere il mondo intero con le sue iniziative. Stavolta però potrebbe essere più difficile.
SITOGRAFIA:
[1] https://www.theguardian.com/world/2018/oct/20/trump-us-nuclear-arms-treaty-russia
[2] https://www.nytimes.com/2014/07/29/world/europe/us-says-russia-tested-cruise-missile-in-violation-of-treaty.html
[3] https://nationalinterest.org/blog/the-buzz/novator-9m729-the-russian-missile-broke-inf-treatys-back-23547
[4] https://www.nytimes.com/2017/03/08/us/politics/russia-inf-missile-treaty.html
[5] https://www.reuters.com/article/us-usa-nuclear-putin-retaliation/putin-says-russia-will-retaliate-if-u-s-quits-nuclear-missile-treaty-agencies-idUSKCN1NO280?il=0
[6] https://www.rferl.org/a/nato-mattis-russia-inf-treaty-violations/28844967.html
[7] https://www.theguardian.com/world/2018/oct/20/trump-us-nuclear-arms-treaty-russia
[8] https://www.armscontrol.org/factsheets/NewSTART
[9] https://www.politico.eu/article/us-donald-trump-wants-meaningful-halt-in-arms-race-with-russia-china/
[10] https://www.reuters.com/article/us-usa-nuclear-putin-retaliation/putin-says-russia-will-retaliate-if-u-s-quits-nuclear-missile-treaty-agencies-idUSKCN1NO280?il=0
[11] https://twitter.com/realDonaldTrump/status/1068181367857397760
[12] https://www.washingtonpost.com/opinions/why-dropping-the-inf-treaty-is-a-terrible-idea/2018/10/26/c03553ec-d929-11e8-a10f-b51546b10756_story.html?utm_term=.543194d9102a
[13] https://www.washingtonpost.com/world/2018/10/23/how-china-plays-into-trumps-decision-pull-out-inf-treaty-with-russia/?utm_term=.6fed9cf15a08
[14] https://www.washingtonpost.com/world/2018/10/23/how-china-plays-into-trumps-decision-pull-out-inf-treaty-with-russia/?utm_term=.6fed9cf15a08
[15] https://www.armscontrol.org/factsheets/Nuclearweaponswhohaswhat
[16] https://www.sipri.org/media/press-release/2018/modernization-nuclear-weapons-continues-number-peacekeepers-declines-new-sipri-yearbook-out-now
[17] http://www.au.af.mil/au/awc/awcgate/crs/rl30427.pdf
[18] https://www.washingtonpost.com/world/2018/10/23/how-china-plays-into-trumps-decision-pull-out-inf-treaty-with-russia/?utm_term=.ad27dec147d9
[19] https://www.washingtonpost.com/world/2018/10/23/how-china-plays-into-trumps-decision-pull-out-inf-treaty-with-russia/?utm_term=.ad27dec147d9
[20] https://www.washingtonpost.com/news/monkey-cage/wp/2018/10/22/what-the-inf-treaty-means-for-the-u-s-and-europe-and-why-trump-mentioned-china/?utm_term=.9d4980503bc5
[21] https://www.theguardian.com/politics/2018/oct/21/uk-backs-trumps-nuclear-treaty-withdrawal-blames-russia-for-breakdown
[22] http://www.occhidellaguerra.it/difesa-comune-europea-preoccupa-stati-uniti/
[23] https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2018/02/17/la-difesa-comune-europea-irrita-gli-americani-cosi-la-nato-che-fine-fa12.html
[24] https://www.washingtonpost.com/opinions/why-dropping-the-inf-treaty-is-a-terrible-idea/2018/10/26/c03553ec-d929-11e8-a10f-b51546b10756_story.html?utm_term=.c62ee66db149
[25] https://www.washingtonpost.com/business/economy/trump-and-xis-g-20-dinner-could-decide-fate-of-us-china-trade-war/2018/12/01/bc2f42b8-f593-11e8-80d0-f7e1948d55f4_story.html?utm_term=.347b395197b0
[26] https://twitter.com/realDonaldTrump/status/1069584730880974849
per scaricare il pdf: USA fuori dal trattato INF