12/12/2018
LE VIE DELLA RADICALIZZAZIONE ISLAMICA
di Irma Tatani
Inizialmente il processo di radicalizzazione avveniva all’interno dei luoghi di culto. Le moschee rappresentavano il luogo prediletto per attirare nuovi fedeli ed indurli all’indottrinamento. Con l’evoluzione della tecnologia si è evoluto anche il metodo della radicalizzazione. Fu proprio Al Qaeda ad utilizzare la stampa araba per poi passare all’uso del web per divulgare la propaganda islamica. L’utilizzo della tecnologia ha lo scopo di promuovere la causa islamica inserendola tra le notizie dal mondo. Tutte le loro azioni vengono filmate e documentate dalle telecamere, facendo attenzione nel scegliere il materiale da pubblicare, tenendo conto delle immagini che potrebbero colpire di più lo spettatore. Tramite le immagini che vengono diffuse cercano di incutere terrore e paure nei confronti dei nemici occidentali. Utilizzano grandi piattaforme mediatiche come: video, videogiochi, social media tra cui facebook, twitter, telegram, youtube e instagram. La tecnologia odierna offre alle organizzazioni terroristiche la possibilità di divulgare la propaganda della violenza a livello globale finalizzata a diffondere la paura tra i nemici ed aumentare i potenziali seguaci. Oltre l’uso della tecnologia, la radicalizzazione avviene anche all’interno del carcere. Nel corso degli anni il carcere è diventato il fulcro centrale per la radicalizzazione. Il penitenziario è un luogo chiuso dove i detenuti stanno a stretto contatto per ore. Spesso i detenuti sono individui vulnerabili, emarginati, frustrati e con un background criminale. L’atmosfera poco accogliente del carcere e la diversità delle origini portano i detenuti a relazionarsi con detenuti più compatibili in termini di cultura, lingua e religione. Esiste un manuale pubblicato nel 2009 da Al Qaeda on-line intitolato “Un corso per l’arte dell’indottrinamento” utilizzato dai reclutatori che sanno perfettamente come individuare e attirare soggetti vulnerabili, come farseli amici e come indottrinarli.
Non esiste un profilo standard ma solo delle caratteristiche che ci permettono di riconoscere i soggetti radicalizzati. Il primo elemento è la “normalità” del soggetto tendenzialmente a rischio che piano piano decide di radicalizzarsi. Si tratta di individui delusi dalle scarse opportunità, spesso vittime di problemi sociali come la disoccupazione, l’emarginazione e la criminalità. Per non parlare del sentimento di non appartenenza e di alienazione dalla cultura dominante e dalla società stessa. Tutti questi elementi pongono l’individuo in una crisi d’identità capace di portare il soggetto verso l’ideologia jihadista. Il processo di radicalizzazione jihadista è costituito da quattro fasi: la pre-radicalizzazione ovvero le condizioni che pongono l’individuo all’accettazione del radicalismo, l’identificazione quando l’individuo si allontana dall’identità e comportamento che lo caratterizzava fino a quel momento, l’indottrinamento quando l’individuo inizia a sviluppare una nuova identità e una nuova visione del mondo, e jihadizzazione fase caratterizzata dalla presa di coscienza nell’agire per la causa attraverso il reclutamento, nell’azione di atti terroristici compreso il martirio.
Dunque, uno dei maggiori problemi nella lotta al terrorismo è la radicalizzazione e per combatterla occorre identificare gli individui radicalizzati e stroncare l’attività propagandistica. La Commissione Europea ha deciso di svolgere questo arduo compito finanziando un’Intelligenza Artificiale considerata la chiave di svolta per la lotta al terrorismo in Europa. Nel programma Horizon 2020 che finanzia i progetti per la Ricerca e l’Innovazione, la Commissione Europea ha finanziato il progetto Insikt, un software di intelligence evoluto capace di apprendere autonomamente. Lo scopo è quello di fornire alle forze dell’ordine una piattaforma per la rivelazione precisa e in tempo reale dei processi di radicalizzazione. Insikt è una piattaforma software di data mining, progettata per passare al setaccio milioni di dati analizzando enormi quantità di dati testuali per identificare contenuti radicali, messaggi sospetti e processi di radicalizzazione, e grazie alla sua capacità di elaborare il linguaggio naturale comprende le varie lingue scritte. Per rendere Insikt pratico da usare manca la piattaforma front-end, ovvero l’interfaccia grafica che le forze dell’ordine dovranno utilizzare per leggere dati. È proprio questa mancanza che la Commissione Europea sta finanziando. Il programma chiuderà nel 2019 e il team di sviluppatori stanno collaborando con alcune agenzie europee per trasformare il software in un prodotto commercializzabile.
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