21/03/2018
BALZERANI
di Ranieri Razzante
“Chi pubblicamente fa l’apologia di uno o più delitti soggiace alla pena della reclusione da uno a cinque anni”. Ho riportato il comma terzo dell’articolo 414 del nostro Codice penale, intitolato alla c.d. “Istigazione a delinquere”. Uno dei delitti contro l’ordine pubblico, cioè quelli contro il sistema democratico, le Istituzioni, i cittadini e chi più ne ha più ne metta, senz’altro tra i più gravi che il nostro Codice penale preveda a tutt’oggi. Sono costretto a riprendere quanto ho già espresso dalle colonne de La Notizia qualche giorno fa, innescato sempre da soggetti ed eventi similari, che si ripetono ormai con drammatica frequenza e dei quali confido qualche Procura della Repubblica vorrà finalmente occuparsi.
La signora Balzerani ne ha fatta un’altra delle sue, affermando che “vittima è diventato un mestiere”. Sarebbe semplicistico ridurre a gravità questa affermazione in sé, anche se da sola basta ad invocare quanto io sopra chiedo come studioso ma, mi si consenta, come cittadino e rappresentante di una piccola, forse, minoranza di ricercatori e appassionati che credono che il terrorismo debba continuare a censurarsi senza se e senza ma.
L’affermazione della brigatista non pentita, quindi ancora delinquente, si aggrava per una serie di ragioni:
1) viene resa nel corso di un convegno in un centro sociale (casualmente!) in occasione della presentazione di un suo libro. E qui basta ricordare che le “adunate sediziose” andrebbero vietate;
2) la brigatista parla in rappresentanza di una serie di “colleghi” mai dichiaratisi pentiti e che, quindi, rivendicano ancora la bontà dell’uccisione, in particolare, di Aldo Moro e Marco Biagi. Credo che anche di queste provocazioni, da chiunque provenienti, si debba tener conto sia a fini penali che di prevenzione sociale;
3) l’estremista in questione dice di parlare in risposta ad una dichiarazione del Capo della Polizia (ovviamente un nemico, per incarico e storia, di chi pensava e pensa che la violenza sia la soluzione per comunicare il dissenso), il quale aveva sostenuto giorni fa che vedere i brigatisti in tv (a pontificare, aggiungo io) era un “oltraggio ai morti”. In un sistema democratico, rammento alla Balzerani, il Capo della Polizia e le Istituzioni tutte hanno diritto di parola, gli assassini e i violenti no;
4) a quanto pare, l’evento organizzato per consentire a questa “signora” di parlare non ha previsto un contraddittorio, e qui viene troppo facile ricordare che esso è il sale della democrazia.
Tutto ciò premesso, è doveroso che un Professore di diritto scriva qui ed ora per richiamare i cittadini, ma soprattutto i loro figli e le giovani generazioni, al totale disinteresse verso queste frasi e questi comportamenti, ricordando che essi sono tra l’altro contrari alla Costituzione. Ribadisco inoltre la pericolosità che molto spesso le parole possono avere al pari delle armi. Cari ragazzi, vi invito, quando studiate anche a scuola queste vicende, a considerare come vere “vittime” coloro che sono morti per mano di delinquenti, non i delinquenti stessi! Stiamo dando la stura ad un nuovo “pensiero nobile” ante litteram, cioè l’idea che manifestare odio e disprezzo per le Istituzioni, da chiunque rappresentate, possa “fare figo” e propagandare ideologie in qualche modo condivisibili nei momenti in cui un Paese si trova, come l’Italia in questo frangente, a ragionare sul suo futuro assetto istituzionale. Ciò non dovrà mai essere, e qui sarà la politica a dimostrarci nei prossimi giorni, mesi e anni che il terrorismo interno è davvero sconfitto.
per scaricare il pdf: Balzerani